Intelligenza artificiale nel travel: insight, sfide e opportunità per il 2025

Published on
November 11, 2025

Dati e statistiche di come l'intelligenza artificiale sta rivoluzionando il mondo del travel

Dalle piattaforme conversazionali agli agenti AI per creare esperienze personalizzate per i clienti

Negli ultimi anni il settore dei viaggi ha subito una vera e propria spinta verso l’intelligenza artificiale. Da una parte ci sono i viaggiatori, sempre più digitali ed esigenti. Dall’altra, la concorrenza tra operatori è feroce e non lascia tregua. L’AI ormai non è più solo una curiosità: oggi serve davvero a migliorare l’esperienza dei clienti, ottimizzare i processi, trovare nuovi modi per guadagnare. Certo, la strada non è semplice. Servono strategia, una solida gestione dei dati e voglia di sperimentare senza perdere il controllo.

Lo stato dell’adozione e i comportamenti dei viaggiatori

Dando un’occhiata ai dati, si vede che l’uso dell’AI nel travel cresce in fretta, anche se non nello stesso modo ovunque. Secondo Global Rescue, tra il 2024 e il 2025 l’utilizzo di strumenti di intelligenza artificiale per pianificare i viaggi è più che raddoppiato: dall’11% al 24%. Insomma, le persone iniziano davvero a usare assistenti virtuali e piattaforme AI per scoprire e prenotare. PhocusWire, nel suo report “State of AI for Hotels and Airlines 2025”, spiega che customer service, marketing e gestione dei ricavi sono le aree dove l’AI si fa sentire di più. Chatbot, motori di raccomandazione e sistemi predittivi di prezzi ormai sono la norma.

Booking.com, col “Global AI Sentiment Report”, nota che i viaggiatori sono un po’ combattuti: da una parte c’è curiosità, dall’altra diffidenza e paura di perdere il controllo umano. In effetti, solo una minoranza – dicono McKinsey e Skift – è pronta a lasciare tutte le decisioni di viaggio in mano a un sistema autonomo. YouGov aggiunge un dato interessante: nel 2025, il 30% dei viaggiatori americani si sente “a suo agio” a usare l’AI per organizzare un viaggio, mentre il 40% proprio no. Chi ha più dimestichezza con il digitale si fida di più, ma la fiducia resta un tema delicato.

Perché le aziende travel puntano sull'AI?

L’interesse è alto e i motivi sono chiari. Prima di tutto, l’efficienza: automatizzare il customer service e ridurre i tempi di risposta aiuta a tagliare i costi e a offrire un servizio migliore. Poi c’è la personalizzazione: con l’AI si creano offerte su misura, itinerari dinamici e raccomandazioni che fanno tornare il cliente. E non dimentichiamo la capacità di anticipare le cose: dall’andamento della domanda alla manutenzione preventiva, l’AI aiuta a gestire meglio le risorse e rispondere prima ai problemi. Infine, la concorrenza spinge tutti a muoversi in fretta: le startup e i nuovi player digitali cambiano le regole, e i brand storici devono innovare per restare in gioco.

Dove l’intelligenza artificiale sta già creando valore

L’intelligenza artificiale nel travel non è più solo teoria, ormai è realtà. Le principali compagnie aeree e le grandi catene alberghiere usano chatbot e assistenti virtuali per rispondere subito ai clienti, gestire prenotazioni o proporre upgrade. Risultato? Meno costi, più conversioni. Sul fronte ricavi, aziende come Hopper hanno creato modelli predittivi che aiutano a capire il momento migliore per prenotare voli e hotel, aumentando trasparenza e margini. Nel settore hospitality, le piattaforme di marketing AI generano contenuti personalizzati e newsletter che coinvolgono gli utenti molto più delle campagne tradizionali – parliamo di tassi di apertura oltre il 20% in più. E intanto, le tecnologie predittive permettono a compagnie aeree e ferroviarie di programmare meglio la manutenzione, evitando ritardi e contenendo i costi.

L’AI è diventata una specie di motore silenzioso che fa girare tutto più liscio.

Ma non è tutto rose e fiori. L’adozione dell’AI nel travel incontra ancora tanti ostacoli. Le aziende spesso faticano a mettere insieme dati di qualità: tra sistemi vecchi, CRM e piattaforme che non si parlano, costruire modelli affidabili diventa complicato. Mancano anche le persone giuste: data scientist, ingegneri del machine learning e figure di governance AI sono ancora rari nel turismo. Ci sono poi resistenze interne, paura di perdere posti di lavoro e un ritorno sull’investimento che, all’inizio, non sempre convince. Fuori, la fiducia dei clienti è fragile. Basta un consiglio sbagliato o una descrizione poco precisa e la credibilità del brand va in crisi. E quando l’AI entra nei sistemi di pricing dinamico, il rischio è che il cliente percepisca ingiustizia o addirittura discriminazione.

Infine, non si può ignorare la questione delle regole. GDPR e normative nazionali impongono attenzione e conformità, soprattutto sulla privacy e la gestione dei dati personali.

I trend del futuro

Guardando avanti, l’intelligenza artificiale nel mondo dei viaggi sta diventando sempre più autonoma e integrata. Stanno spuntando agenti intelligenti che non si limitano più a rispondere alle domande: pianificano, prenotano e modificano viaggi in tempo reale, pescando dati da varie piattaforme senza problemi. Quando l’AI si intreccia con i sistemi fintech, si aprono nuove strade: esperienze di pagamento personalizzate, abbonamenti flessibili che si adattano alle esigenze di ogni viaggiatore.

Intanto, i grandi enti del turismo in Europa iniziano a usare l’AI per offrire consigli su misura e suggerire percorsi sostenibili. Il turismo green sta prendendo piede: l’AI può proporre itinerari a basse emissioni e distribuire i flussi turistici verso luoghi meno affollati, rendendo il viaggio più piacevole per tutti.

Passiamo al concreto: se un’azienda del settore vuole partire davvero, serve una roadmap realistica. Il consiglio? Scegliere subito un caso d’uso semplice ma d’impatto, come un chatbot o un sistema di raccomandazione. Allo stesso tempo, è fondamentale sistemare la propria infrastruttura dati, eliminare i silos e assicurarsi che le informazioni siano di qualità. Serve anche una governance chiara, con metriche precise, monitoraggio costante e attenzione agli aspetti etici.

Formare il personale e comunicare in modo trasparente con i clienti chiude il cerchio. L’obiettivo non è togliere spazio alle persone, ma rendere il loro lavoro ancora più efficace. Chi riuscirà a mettere insieme visione strategica, tecnologia e attenzione al cliente, trasformerà davvero l’AI in un vantaggio competitivo.

Fonti

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